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AUTONOMIA, CAON: LA PAZIENZA È FINITA
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Tutto si può dire dei veneti, ma non che non siano un popolo educato e paziente. Dopo essere andati a votare in massa al referendum (ormai quasi 2 anni fa), hanno sopportato con calma di veder slittare la data dell'autonomia di mese in mese. Hanno ascoltato scuse e spiegazioni, hanno voluto credere fino all'ultimo alla buona fede di chi aveva chiesto il loro voto con un impegno preciso: portare a casa questa riforma. Ora la nostra pur proverbiale scorta di pazienza si è però esaurita. Le ultime dichiarazioni del vicepremier Di Maio mettono di fatto una pietra tombale su ogni speranza di vedere l'autonomia realizzata. Ma è soprattutto alla Lega che va chiesto il conto delle promesse non mantenute. Matteo Salvini aveva dato la sua parola, non sul fatto di provarci, ma sul fatto che l'autonomia sarebbe arrivata. Perché mai un elettore dovrebbe credere alle nuove promesse di chi ha dimostrato di non saper mantenere quelle vecchie? Non si può continuare a dare la colpa ai soli 5 stelle: nonostante la litigiosità del governo gialloverde, Salvini si è dimostrato in grado di spuntarla quando l'oggetto della contesa era davvero una sua priorità. Ci sarebbe piaciuto vederlo difendere l'autonomia almeno con la stessa veemenza impiegata per difendere il suo sottosegretario indagato dalle richieste di dimissioni dei pentastellati. La verità è che un Veneto più autonomo non fa comodo ai progetti elettorali del leader leghista, che non ha mai fatto mistero delle sue intenzioni: sfondare al Sud per costruire un grande partito nazionale e nazionalista. E il nazionalismo, in tutto il mondo e in tutte le epoche, con l'autonomia dei territori non è mai andato d'accordo.
Roberto Caon, Deputato Forza Italia