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EPATITE C. IN VENETO AFFETTO IL 2 %
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Epatite C, Lanzarin: In Veneto affetto 2% popolazione, avanti con campagne comunicazione
Al via oggi a Vicenza la prima tappa della quinta edizione del progetto ‘Hand’. Gli esperti: “bene allargamento screening, ma tossicodipendenti e detenuti restino centrali”
Prende ufficialmente il via la quinta edizione di ‘Hand’ (Hepatitis in Addiction Network Delivery), il progetto promosso dal provider Letscom E3, con il contributo non condizionante di AbbVie, nato con l’obiettivo di anticipare la fase di screening dell’epatite C (Hcv) nella popolazione Pwid (People Who Inject Drugs) e in tutta l’utenza a rischio afferente ai Ser.D. Per la sua rilevanza a livello nazionale, anche quest’anno ‘Hand‘ ha ricevuto il patrocinio delle quattro società scientifiche SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD. Prima tappa oggi a Vicenza, intanto, con il corso di formazione ECM dal titolo ‘Fondo Nazionale per lo screening dell’HCV nelle popolazioni speciali: luci e ombre nella real life. Ottimizzazione delle procedure in accordo con il PDTA della Regione Veneto’, che si è svolto presso la sala convegni del Vicenza Tiepolo Hotel. Responsabili scientifici del corso il dottor Salvatore Lobello, direttore facente funzioni UOC Ser.D. Padova-Piove di Sacco - Azienda ULSS 6 Euganea, e il dottor Felice Alfonso Nava, direttore UOC tutela salute delle persone con limitazione della libertà - Azienda ULSS 6 Euganea.
“Lo screening e il trattamento dell’epatite C nei tossicodipendenti e nei detenuti è un problema importantissimo - ha detto il dottor Lobello - perché queste popolazioni target rappresentano il vero serbatoio dell’infezione e possono condizionare il raggiungimento degli obiettivi di eliminazione dell’epatite C nel nostro Paese. Oggi in Veneto stiamo facendo un grande lavoro e l’idea è quella del trattamento del paziente in un unico posto, cioè in un ‘point of care’, che in alcune zone è già effettivo ma ci auguriamo che possa essere sempre più allargato, ovviamente sulla base delle possibilità che ci sono in ciascuna zona e grazie ad una stretta collaborazione tra i medici del Ser.T., che identificano i pazienti, e i centri prescrittori, che possono contribuire con il trattamento all’eliminazione dell’infezione in questi pazienti. È un obiettivo forte da perseguire in maniera sempre più capillare proprio per raggiungere quei pazienti più difficili da trattare, che purtroppo ancora oggi consentono la diffusione del virus”. A fargli da eco il dottor Nava, che ha aggiunto: “In Veneto abbiamo l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di consumatori di sostanze, quindi da una parte di allargare lo screening anche alle popolazioni difficili da agganciare - ha sottolineato - dall’altro trattare un numero sempre più grande di soggetti positivi al virus. È importante che a livello nazionale il gruppo di lavoro ministeriale, che in questo momento sta correttamente pensando ad un allargamento del target dei soggetti sottoposti a screening, non sacrifichi però le popolazioni target, che rimangono centrali rispetto all’obiettivo di eliminare l’epatite C dal nostro Paese entro il 2030, così come indicato dall’Organizzazione mondiale della Sanità”.
Ad aprire i lavori il professor Paolo Angeli, ordinario di Medicina Interna e direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina Interna a indirizzo epatologico presso l’azienda ospedaliera di Padova, con la lettura magistrale ‘La rete epatologica in Veneto: l’importanza del network territorio-ospedale per l’obiettivo di eliminazione del virus’. “Le malattie croniche di fegato hanno un impatto importante sul sistema sanitario in termini di mortalità e di morbilità- ha fatto sapere l’esperto- Abbiamo migliorato molto il trattamento delle malattie epatiche avanzate, riducendone i tassi di mortalità, ma la vera strategia per ridurne l’impatto anche sui sistemi assistenziali è prevenirle. E ci sono due strade: la prima è andare a ricercare i fattori di rischio, come per esempio l’infezione da Hcv, e in questo contesto le popolazioni target rappresentano un’assoluta priorità; la seconda è sfruttare la tecnologia, quindi per esempio avere a disposizione degli ecografi palmari per diagnosticare rapidamente la steatosi o dei fibroscan per identificare il grado di fibrosi. Attraverso questi sviluppi tecnologici è possibile, nel contesto di una rete epatologica, migliorare il referral (indirizzamento) dei pazienti a rischio ai centri secondari o terziari, per poi poterli trattare opportunamente”.
Contattata dalla Dire, è intervenuta sul tema anche Manuela Lanzarin, assessore alla Sanità e alle Politiche Sociali della Regione Veneto: “In Veneto promuoviamo uno screening per l'epatite C gratuito. È attivo a partire dal 16 maggio 2022 ed è destinato a tutte le persone nate tra il 1969 e il 1989 e ad alcune popolazioni selezionate, quali i soggetti seguiti dai Servizi per le Dipendenze ed i detenuti. Uno screening- ha fatto sapere- che sosteniamo anche con campagne mirate di comunicazione. La disponibilità dal 2014 anche nel nostro Paese dei farmaci antivirali per la terapia dell’epatite C ha aperto un modello efficace per curare i pazienti infetti con trattamenti specifici”. Lanzarin ha quindi ricordato che la percentuale di soggetti infettati dall'HCV riportata dai principali studi è “di circa il 2% della popolazione generale, dati che sono sovrapponibili in Veneto". Il progetto ‘Hand’, che nel corso dell’anno interesserà l’Italia da nord a sud, toccando città come Milano, Lecce e Roma, ha accompagnato anche un “iter istituzionale importante”, che ha consolidato il Fondo nazionale per lo screening gratuito e le delibere attuative regionali. Dopo Vicenza, le prossime due date in programma sono Milano (7 giugno) e Lecce (22 giugno). “Il progetto ‘Hand’ torna in Italia per fare network- hanno ricordato infine gli organizzatori- dopo aver contribuito nelle edizioni passate all’attivazione di 60 network locali, l’erogazione di oltre 10mila test rapidi anti-Hcv e la formazione di circa 2mila operatori, con gli oltre 60 corsi ECM organizzati su tutto il territorio”.